lunedì 10 settembre 2007

NPA

Petizione al parlamento contro l'aumento dei prezzi

Petizione al Parlamento (art.50 della Costituzione)

AFFAMARE IL POPOLO E' UN ATTO CRIMINALE

E’ in atto da alcuni anni (sei, per la precisione) un preoccupante e progressivo impoverimento dei ceti popolari del nostro Paese e soprattutto, all’interno di questi ultimi, di quella che noi azionisti definiamo la “seconda società” ovvero le fasce più marginali e ‘non garantite’ (disoccupati, giovani precari, irregolari, incapienti, cittadini dichiarati falliti o vittime dell’usura, pensionati poveri, cinquantenni che hanno perso il lavoro, ed altre fasce sociali che versano in uno stato di particolare disagio). L’impoverimento si verifica per insufficienza di reddito in un numero sempre più vasto di famiglie (2.600.000 famiglie povere, 7.600.000 di persone povere, 6.000.000 di lavoratori vicini alla soglia di povertà, il 50% delle famiglie italiane che faticano sempre più per arrivare a fine mese), ma molto di più a causa del rincaro esorbitante e, a parere nostro, spesso ingiustificato dei prezzi al dettaglio e quindi del costo della vita al punto tale che se per i ceti popolari che hanno un reddito o uno stipendio regolare si deve parlare di vistoso impoverimento, per la “seconda società”, che appunto non può contare su nessuna entrata regolare o nominalmente sufficiente a sostentarsi, si deve purtroppo parlare di un vero e proprio massacro sociale. I responsabili di questo preoccupante stato di cose sono i prezzi che aumentano (e non certo al tasso di inflazione dichiarato ufficialmente dall’Istat) ad un ritmo non più sostenibile dai ceti popolari e anche da fasce sempre più vaste del ceto medio, ma i prezzi evidentemente non corrono da soli.I responsabili sono anche all’estero (i mercati internazionali dove stanno aumentando alcune materie prime come grano e petrolio), ma vanno individuati soprattutto nel nostro Paese.
I governi che si sono succeduti dal 2001 ad oggi o hanno deliberatamente coperto gli speculatori (governo Berlusconi) oppure assistono impassibili alla crescente angoscia popolare esibendo una evidente ed incredibile insensibilità verso i problemi di milioni e milioni di italiani che non ce la fanno più a vivere tranquillamente e decorosamente. Il governo Prodi, tradendo ancora una volta la fiducia delle fasce popolari che lo hanno votato sperando in un cambiamento, considera la gragnuola di rincari con lo stesso senso di inevitabile calamità con cui si assiste ad una grandinata. Ma non c’è solo questo.Imponendo tasse indiscriminatamente, senza zone di franchigie per i più poveri, il governo è anche uno dei maggiori produttori di inflazione. Uno dei due maggiori fattori endogeni di inflazione è proprio il pesante rincaro di molte tariffe pubbliche (luce, gas, treni, autostrade, tasse locali, acqua, bollo auto, canone Rai e via elencando).
L’altro fattore interno di inflazione sono i prezzi al dettaglio (soprattutto in certi settori tra cui l’abbigliamento e l’ortofrutta, ma ora finanche la pasta, il pane ed il latte) e dei servizi privati (albergi, ristoranti, pizzerie, eccetera) dove non sono stati rari in questi ultimi tempi rincari anche del 100% (cioè raddoppi dei prezzi) a partire dal 2001, data dell’introduzione dell’euro, che è stato il comodo e facile pretesto per gli speculatori di ogni risma. Adesso che anche i prodotti-base dell’alimentazione tradizionale del popolo italiano (la pasta, il pane, il vino, il latte, l’olio) sono sottoposti, per varie cause, ad aumenti impressionanti è arrivato veramente il momento che il popolo italiano, i ceti popolari, i poveri si sollevino ed esprimano un sonoro 'Basta agli aumenti' chiedendo una coerente e decisa politica antispeculativa diretta, in primo luogo, a bloccare i prezzi al livello attuale senza far passare altri aumenti e, poi, in un secondo momento, ad ottenere l’abbassamento dei prezzi stessi verso i giusti livelli.
Se non saranno fatte queste due cose, è solo questione di tempo e poi quello che era il quinto paese più ricco del pianeta precipiterà in una crisi sociale ed economica con milioni e milioni di affamati veri; una situazione da incubo che ci porterà progressivamente ai livelli dei Paesi dell’Est sotto il comunismo o, forse, ancora peggio.
Qui, in sostanza, non siamo più di fronte ad una fase congiunturale inflattiva; siamo di fronte ad un vero e proprio cambiamento epocale, ma noi tutti firmatari della presente petizione dobbiamo ricordare ai nostri governanti che AFFAMARE IL POPOLO E’ UN ATTO CRIMINALE e che la caccia al piccione contro il popolo e contro la povera gente deve finire immediatamente.
Con la presente petizione diretta al Parlamento ed al Governo noi firmatari in particolare
CHIEDIAMO
1) L’istituzione di una Commissione Parlamentare di inchiesta sulla speculazione commerciale e sulla rapina dei prezzi verificatasi a partire dal 2001;
2) L’istituzione di una task-force interministeriale dotata di pieni poteri che agisca con decisione nel reprimere fenomeni di speculazione laddove emergano (ed a perseguire quelli già verificatisi) e ad elaborare nuove ed innovative politiche tendenti complessivamente alla stabilità ed all’abbassamento dei prezzi (revisione del paniere Istat, creazione di spacci statali con prezzi politici destinati a famiglie racchiuse fino ad una certa fascia Isee, nascita dei cosiddetti farm-market, controlli della GdF nei mercati generali e dell’ingrosso dove spesso si annidano le ben note organizzazioni criminali che impongono agli agricoltori prezzi da fame che poi arrivano decuplicati sui banchi del mercato, stop per almeno sei-sette anni all'aumento di tutte le tariffe pubbliche, ritiro delle licenze commerciali oppure, in alternativa, fortissime multe ai gestori di servizi privati i cui prezzi siano raddoppiati senza giustificazione dal 2001 ad oggi, innesto di un meccanismo a ritroso che segua i prezzi dall’anello ultimo della distribuzione fino alla produzione imponendo in tutti i passaggi della filiera i prezzi adeguati pena sanzioni ed altre misure che il ‘Nuovo Partito d’Azione’ suggerirà man mano).
Per l’inflazione importata si possono ridurre le accise statali sulla benzina ed eliminare alcune voci anacronistiche in particolare dalle bollette del gas e della luce, senza escludere una vera liberalizzazione di questi basilari servizi.
Pressioni analoghe debbono essere fatte dal Governo e dal Parlamento nonché dalle varie Autorità statali sui gestori della telefonia fissa e mobile.
Primi firmatari Pino A. Quartana, Segretario Nazionale ‘Nuovo Partito d’Azione’
Gabriele Oliviero, membro Segreteria Nazionale ‘Nuovo Partito d’Azione’

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NUOVO PARTITO D'AZIONE

Il Nuovo Partito d'Azione è una formazione politica italiana che intende rifondare l'azionismo politico e proseguire l'esperienza dello storico Partito d'Azione, facendo rivivere in Italia una sigla che si richiami a tale tradizione politica, storica e culturale. Nato nel 2005, ha come segretario nazionale il filosofo Giuseppe Antonio Quartana e dopo un anno dalla sua costituzione è presente in sette regioni (Lazio, Piemonte, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia). Nel suo simbolo compare proprio la dicitura "Rifondazione Azionista" e la conferma dei valori del liberalsocialismo. Nell'impostazione teorica del NPA il liberalsocialismo è però la condizione necessaria, ma non ancora sufficiente per definire l'azionismo. Il partito ha adottato come colore ufficiale l'arancione. Collocato nell'area della sinistra democratica di ispirazione radicale e riformista e stringe una collaborazione con il Partito Socialista Democratico Italiano, presentando propri candidati nelle sue liste in occasione delle elezioni politiche del 2006, all'interno della coalizione di centrosinistra, L'Unione. Dopo le elezioni politiche, il Nuovo Partito d’Azione convoca a Bernalda (MT) la sua prima conferenza politico-organizzativa nel corso della quale il nuovo partito fissa definitivamente i tratti caratteristici della sua identità: disinteresse verso l’ipotesi di confluire nel futuro Partito Democratico; federare la "Nuova Sinistra Democratica" intesa come nuovo polo intermedio fra lo stesso Partito Democratico e l’area rosso-verde; essere “coscienza critica” del centrosinistra. Questo ruolo "critico" comincia a manifestarsi platealmente in occasione della protesta contro l'indulto che ha visto una presenza in piazza di militanti del Nuovo Partito d'Azione. Il 28 ottobre 2006 il partito organizza davanti a Montecitorio la sua prima manifestazione di piazza con un sit-in di protesta contro la nuova finanziaria del Governo Prodii chiedendo che non vengano dimenticati ancora una volta i "veri poveri", i "non-garantiti", la "seconda società". Nella direzione nazionale del 5 novembre, a Fiuggi, il partito lancia il concetto di "rete neoazionista" aprendo anche alle associazioni ed ai club sparsi sul territorio. Nello stessa riunione dà la propria disponibilità per la costruzione di una "Sinistra Critica", che insieme ad altre piccole formazioni e movimenti possa costituire il nucleo fondatore di un terzo polo all'interno del centrosinistra dopo la nascita del PD e della Sinistra Europea. È stato stabilito dalla conferenza politico-organizzativa del NPA: Lo spazio politico del nuovo partito si situa al confine fra riformismo e radicalismo; il NPA si considera infatti “il più riformista dei partiti radicali ed il più radicale dei partiti riformisti”; La base sociale di riferimento del Nuovo Partito d’Azione è quella della 'seconda società';, una formula ricorrente nelle giornate del ’77 e da allora mai più ripresa da nessuno; la ‘seconda società’ è quella dei non garantiti, dei precari con poche speranze, degli emarginati, degli invisibili, delle fasce marginali e radicalizzate della piccola borghesia, del nuovo proletariato giovanile intellettuale, anche di origine borghese, quindi il mondo dei bisogni. Nello stesso tempo, l'NPA è anche al fianco di chi detiene meriti e non riesce a farli valere in una società italiana sempre più sclerotizzata e familista, sempre più caratterizzata da processi di retrocessione, di immobilismo e di esclusione sociale.
Il liberalsocialismo del NPA si basa su una nuova sintesi fra meriti e bisogni.