venerdì 7 marzo 2008

Cos’è successo alla sinistra?

Scorrendo gli elenchi dei simboli registrati presso il Ministero dell’Interno è impossibile non notare una grandissima lacuna. Tra i simboli – molti dei quali espressione unicamente del folklore – riconducibili all’area della sinistra, si scopre subito un’ inaspettata desolazione.
Escludendo la sinistra estrema di ideologia comunista; La Sinistra e L’Arcobaleno e il PSI; tutti gli altri soggetti che a quest’area facevano riferimento, sembrano essersi volatilizzati nel nulla. Non senza una punta di orgoglio, possiamo affermare che il simbolo del Nuovo Partito d’Azione sembra essere rimasto l’unico soggetto strutturato ed ufficialmente riconosciuto rimasto a rappresentare quest’area..
Il ritorno di un simbolo azionista dopo ben 61 anni di assenza, ci riempie di soddisfazione; soprattutto quando possiamo constatarne la continua e costante crescita. Questo risultato risulta ancora più importante se lo si analizza alla luce degli ultimi accadimenti che hanno sconvolto il panorama politico italiano. Tra i molti soggetti già scomparsi oppure “moribondi”, scoprire che l’N.P.A è sempre più vivo è vitale, è la miglior ricompensa alla passione e all’impegno che tutti gli aderenti mettono in questo importante progetto.

Gabriele Oliviero
Membro della Segreteria Nazionale N.P.A.

martedì 4 marzo 2008

QUEI VOTI DI NESSUNO...

Sommersa dalle inutili chiacchiere e dagli slogans patetici di questa campagna elettorale, l'opinione pubblica sembra dimenticarsi un fattore importante di cui nessu politico vuole occuparsi. Non è cosa da poco se consideriamo che il fattore in questione, riguarda circa il 30% dell'elettorato: l'astensionismo. Politici e partiti seri ed accorti si dovrebbero preoccupare e non poco di questo; soprattutto perchè è in gioco la loro stessa credibilità; ma qui da noi invece tutti se ne dimenticano o sorvolano su problema. La questione invece è molto seria e sarebbe necessaria un'analisi attenta unita ad un profondo esame di coscienza, da parte dei partiti, per cercare di individuarne le cause ed approntare rimedi. Quanti, semplicisticamente, riducono il problema ad un generico rigurgito di qualunquismo, sono in una condizione di palese malafede, unita ad una miope visione della realtà e al disinteresse totale verso gli umori della base. E' impossibile che il 30% dell'elettorato sia malato di qualunquismo! Certo, è innegabile che molti di questi, qualunquisti lo siano davvero, ma chiudere gli occhi in questo modo e non indagare a fondo le vere radici del problema, palesa, ancora una volta l'incapacità della classe dirigente di intercettare le istanze ed i bisogni del popolo. Il grosso degli astensionisti è composto da persone che non votano perchè non si sentono rappresentate in alcun modo dai soggetti presenti in parlamento. Purtroppo la strada intrapresa dai grandi partiti, va prorio nella direzione opposta alla risoluzione della questione e cerca di chiudere tutti i possibili canali all'ingresso di forze ed idee nuove ed innovatrici, estranee al sistema oligarchico che controlla le istituzioni. Forze capaci di portare nuova linfa e nuova vitalità a questo asfittico ed inamovibile sistema; in grado di dare una nuova speranza di rappresentanza e partecipazione ai molti disgustati da questo modo di fare e di porsi. Un astensionismo del 30% è il sintomo più eclatante di quanto la politica italiana sia avulsa dal contesto reale e di quanto poco appeal abbiano, i patetici tentativi di restyling operati dai Veltrusconi di turno. L'appello quasi disperato al "voto utile", dimostra poi, quanta mancanza di idee, progetti e lungimiranza abbiano questi soggetti; capaci solo di affidarsi al pietismo, piuttosto che ai programmi, per conquistare voti. Ci tengo a sottolineare che a questo proposito, l'N.P.A. è l'unico partito che propone nel suo programma il taglio di una quota dei seggi, in base alla percentuale degli astenuti in modo da impedire ai partiti fagocitatori, di accaparrarsi poltrone che non gli spettano. E' necessario rendersi conto al più presto che "il nuovo" non possono essere né Veltroni, né Berlusconi, entrambi espressione della stessa politica conservatrice ed oligarchica ma solo soggetti che, come l'N.P.A. propongono un programma autenticamente innovativo e radicale. Purtroppo la casta, prodiga di chiacchiere ma refrattaria a mettersi in discussione, cerca in tutti i modi di avvantaggiare se stessa ostacolando i veri innovatori, anche approvando, quasi di nascosto come i ladri, decreti atti ad esentarli anche dalla racolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste. Il N.P.A. pur con la limitatezza dei suoi mezzi, si è messo in gioco e combatte questa battaglia, chiedendo alla gente di firmare; mentre quelli che questo coraggio non ce l'hanno, approvano una norma che li mette al sicuro da questo pericoloso scoglio in grado di far naufragare anche navi molto blasonate. Qualità necessaria ad un partito degno di questo nome è l'umiltà di ricercare il consenso fra la gente con proposte chiare, rifiutando le frasi fatte ed i vuoti slogans americaneggianti, senza senso e senza qualità. Ma si sa, l'umiltà e la passione vera, sono merci rare che chi non possiede non si può inventare. Di conseguenza, cerca di coprire questo vuoto utilizzando gli effetti speciali messi a disposizione dalle televisioni. Peccato però, che gli effetti speciali durino il tempo di una scena, mentre quelli collaterali, provocati da questo modo di fare politica, ricadono sulle persone per lungo tempo, minandone la qualità della vita e le speranze per il futuro.

Gabriele Oliviero
Membro della Segreteria Nazionale N.P.A.
NUOVO PARTITO D'AZIONE

Il Nuovo Partito d'Azione è una formazione politica italiana che intende rifondare l'azionismo politico e proseguire l'esperienza dello storico Partito d'Azione, facendo rivivere in Italia una sigla che si richiami a tale tradizione politica, storica e culturale. Nato nel 2005, ha come segretario nazionale il filosofo Giuseppe Antonio Quartana e dopo un anno dalla sua costituzione è presente in sette regioni (Lazio, Piemonte, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia). Nel suo simbolo compare proprio la dicitura "Rifondazione Azionista" e la conferma dei valori del liberalsocialismo. Nell'impostazione teorica del NPA il liberalsocialismo è però la condizione necessaria, ma non ancora sufficiente per definire l'azionismo. Il partito ha adottato come colore ufficiale l'arancione. Collocato nell'area della sinistra democratica di ispirazione radicale e riformista e stringe una collaborazione con il Partito Socialista Democratico Italiano, presentando propri candidati nelle sue liste in occasione delle elezioni politiche del 2006, all'interno della coalizione di centrosinistra, L'Unione. Dopo le elezioni politiche, il Nuovo Partito d’Azione convoca a Bernalda (MT) la sua prima conferenza politico-organizzativa nel corso della quale il nuovo partito fissa definitivamente i tratti caratteristici della sua identità: disinteresse verso l’ipotesi di confluire nel futuro Partito Democratico; federare la "Nuova Sinistra Democratica" intesa come nuovo polo intermedio fra lo stesso Partito Democratico e l’area rosso-verde; essere “coscienza critica” del centrosinistra. Questo ruolo "critico" comincia a manifestarsi platealmente in occasione della protesta contro l'indulto che ha visto una presenza in piazza di militanti del Nuovo Partito d'Azione. Il 28 ottobre 2006 il partito organizza davanti a Montecitorio la sua prima manifestazione di piazza con un sit-in di protesta contro la nuova finanziaria del Governo Prodii chiedendo che non vengano dimenticati ancora una volta i "veri poveri", i "non-garantiti", la "seconda società". Nella direzione nazionale del 5 novembre, a Fiuggi, il partito lancia il concetto di "rete neoazionista" aprendo anche alle associazioni ed ai club sparsi sul territorio. Nello stessa riunione dà la propria disponibilità per la costruzione di una "Sinistra Critica", che insieme ad altre piccole formazioni e movimenti possa costituire il nucleo fondatore di un terzo polo all'interno del centrosinistra dopo la nascita del PD e della Sinistra Europea. È stato stabilito dalla conferenza politico-organizzativa del NPA: Lo spazio politico del nuovo partito si situa al confine fra riformismo e radicalismo; il NPA si considera infatti “il più riformista dei partiti radicali ed il più radicale dei partiti riformisti”; La base sociale di riferimento del Nuovo Partito d’Azione è quella della 'seconda società';, una formula ricorrente nelle giornate del ’77 e da allora mai più ripresa da nessuno; la ‘seconda società’ è quella dei non garantiti, dei precari con poche speranze, degli emarginati, degli invisibili, delle fasce marginali e radicalizzate della piccola borghesia, del nuovo proletariato giovanile intellettuale, anche di origine borghese, quindi il mondo dei bisogni. Nello stesso tempo, l'NPA è anche al fianco di chi detiene meriti e non riesce a farli valere in una società italiana sempre più sclerotizzata e familista, sempre più caratterizzata da processi di retrocessione, di immobilismo e di esclusione sociale.
Il liberalsocialismo del NPA si basa su una nuova sintesi fra meriti e bisogni.