sabato 21 luglio 2007

NAZIONALE

Un'altra schifezza del governo Prodi, un'altra legge-bavaglio! Incredibile, ma vero!
Proprio negli stessi giorni in cui la Coldiretti denuncia il rischio per molte produzioni alimentariitaliane, a causa della concorrenza, non sempre pulita, della Cina, e negli stessi giorni in cui sidenuncia l'importazione di copie contraffate di dentifrici (ancora da nazioni extracomunitarie), fa l'attuale Governo italiano? Elimina l'aspetto penale nei casi di adulterazione dei cibi!Tranne i casi di gravi intossicazioni (magari con esiti mortali), ogni contraffazione porterà solo a multe, non necessariamente salate. Eh sì! Sembrerebbe questo il modo scelto per difendere i cittadini italiani dal selvaggio mercato globale, ossia facendo un bel regalo proprio ai produttori, italiani o stranieri, di merci e prodotti alimentari non sempre a norma di legge!Ma oltre a questo strano tempismo (che suona come adesione sempre più sfacciata alle vergogne della globalizzazione), ci sono altri due aspetti altrettanto strani, se non "criminali": uno è il fatto che viene eliminata la possibilità di sequestrare merce sospettata di essere adulterata, a meno che non siano terminate le relative indagini. Ossia, mentre queste sono in corso, da giorni o settimane, nulla distrano che qualche consumatore rischi l'intossicazione. L'altro aspetto è che viene messo un bavaglio all'informazione, dato che sono previste multe per chiunque diffonda notizie capaci di creare allarmismo su simili questioni! Volete la ciliegina sulla torta? Le multe per chi diffonde simili notizie sono curiosamente pari a quelle per chi produce o vende prodotti adulterati! A che pro tutto questo? Semplice: il processo criminoso e genocida della globalizzazione non deve essere fermato, anche a costo del benessere e della salute dei "poveri mortali".

ALTRE SCHIFEZZE CINESI IN ARRIVO: I POMODORI*
Dall'articolo "Coldiretti, è allarme per le conserve di pomodoro cinesi" (Affari Italiani, 5 luglio 2007):Dopo i ripetuti casi di contaminazioni alimentare, che per ultimo hanno riguardato anche gli snack per ragazzi, le autorità sanitarie statunitensi frenano sugli arrivi dalla Cina mentre nel 2007 in Italia sono esplose le importazioni di conserve di pomodoro (+150 per cento) per una quantità che, su base annua, rappresenta oltre un terzo della produzione italiana. E' quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare la necessità di attivare i necessari controlli perverificare il rispetto delle norme dopo che lo stesso governo cinese ha annunciato che ben un quinto dei propri prodotti destinati al mercato interno non rispetta gli standard di qualità e sicurezza. Se negli Usa ad essere messe sotto accusa sono state per prime le importazioni di alimenti per animali domestici per la presenza irregolare di melamina tossica e successivamente dentifrici, anguille, pesce gatto ma anche succhi di frutta con pericolosi additivi, in Italia preoccupa soprattutto l'incremento record del 150 per cento negli arrivi di concentrato di pomodoro, secondo le elaborazioni su dati Istat nel primo trimestre del 2007. Il concentrato di pomodoro rappresenta, con il 31 percento in valore, il principale prodotto alimentare proveniente dal gigante asiatico dal quale arrivano però anche aglio, mele e funghi. Una situazione particolarmente pericolosa dopo che l'Italia - precisa la Coldiretti - non è riuscita ad ottenere l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti agricoli impiegati negli alimenti trasformati, nell'ambito della riforma comune di mercato dell'ortofrutta, con la possibilità reale che venga spacciato come Made in Italy un prodotto importato. Un grave insuccesso per l'Italia dopo che lo stesso Parlamento Europeo si era espresso a favore dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti ortofrutticoli trasformati al pari di quanto già avviene per quelli freschi. La conserva di pomodoro è il prodotto che più di altri contribuisce all'immagine positiva del Made in Italy all'estero e interessa 185 industrie di trasformazione, 60mila ettari coltivati, 7mila imprenditori agricoli che producono un quantitativo di 44 milioni di quintali. L'Italia è il secondo produttore mondiale dopo gli USA, ma la Cina - prosegue la Coldiretti - ha iniziato la produzione di pomodoro nel 1990 e oggi rappresenta il terzo bacino di produzione dopo Stati Uniti e Unione Europea, con un 90 per cento della produzione - continua la Coldiretti - destinata ai mercati esteri, e in particolare con circa la metà del concentrato esportato in Italia. La produzione cinese di concentrati di pomodoro è localizzata nei bacini di Junggar e Tarim, nella regione di Xinjiang, a
nord-ovest del Paese nei pressi del confine con il Kazakistan dove operano due grandi gruppi: Tunhe, che opera dal 1993 e possiede 12 impianti, e Chalkis Tomato. L'annacquamento della qualità del pomodoro italiano con quello proveniente dalla Cina in mancanza di informazioni trasparenti in etichetta è un rischio inaccettabile per il futuro di uno dei prodotti simbolo del made in Italy alimentare e che la Coldiretti intende contrastare anche nell'ambito della più grande manifestazione promossa dagli agricoltori negli ultimi anni, che con lo slogan 'Giù le mani dalla qualità italiana' avrà luogo a Bologna l'11 luglio. Alla manifestazione parteciperanno gli agricoltori della Coldiretti provenienti dalle campagne di ogni regione con auto, pullman, treni speciali e aerei. Nella capitale dell'agroalimentare italiano gli imprenditori agricoli, insieme a cittadini, mamme e giovani manifesteranno contro il tentativo di standardizzare e omologare verso il basso la qualità dell'agricoltura italiana per asservirla ad un modello di sviluppo produttivistico, contrario all'interesse delle imprese, dell'ambiente e dei consumatori.

INTOSSICAZIONE NO-STOP
* Dall'articolo "Dentrifici tossici sequestrati dai Nas" (ANSA, 8 luglio 2007): Scattano i controlli anche in Italia dopo il sequestro in Spagna di 100.000 tubi di dentifricio contraffatti provenienti da paesi non europei. I carabinieri della sanità Nas hanno infatti dato il via a sequestri a campione su tutto il territorio nazionale: 20.000 le confezioni sospette sequestrate oggi in 27 province, con il marchio Colgate contraffatto e le etichette in lingue diverse dall'italiano. Al momento, però, sottolinea il ministero della Salute, non si sa ancora se le partite di dentifricio siano tossiche o meno: a stabilirlo saranno le analisi di laboratorio, affidate all'Istituto superiore di sanità, ed i cui risultati sono attesi per i primi giorni della prossima settimana. Le indagini sono scattate in Italia all'indomani delle segnalazioni dalla Spagna, dove sono stati ritirati dal commercio 100.000 dentifrici del tipo Tri Leaf Spearmint, in una decina dei quali è stato trovato dietilenglicolo, una sostanza tossica. Sempre nei giorni scorsi, in alcuni dentifrici con lo stesso marchio, ma di tipo diverso, sequestrati in Canada, era stato trovato un batterio nocivo. In italia sono in corso controlli nei centri commerciali, supermercati e piccoli esercizi commerciali e riguardano dentifrici con il marchio Colgate che non abbiano le indicazioni in lingua italiana e che in etichetta riportano come luogo di produzione Brasile, Turchia, Sudafrica o Spagna.
- I Nas sequestrano 20.000 confezioni in 27 province:
Carabinieri dei Nas del Ministero della Salute hanno sequestrato in via amministrativa quasi 20 mila confezioni di dentifricio a marchio Colgate, di cui si sospetta una possibile contraffazione, in 53 esercizi commerciali di vario genere in diverse località nelle province di: Aosta, Brescia, Sondrio, Cremona, Mantova, Genova, Milano, Varese, Padova, Torino, Trento, Treviso, Bologna, Firenze, Prato, Latina, Livorno, Parma, Reggio Emilia, Chieti, Roma, Sassari, Rieti, Bari, Reggio Calabria, Cosenza. In un solo caso, in provincia di Caserta, si é invece provveduto a un sequestro cautelativo di una partita proveniente dalla Thailandia, in quanto le confezioni sospette riportavano comunque le indicazioni sulla confezione in lingua italiana come previsto dalla normativa vigente. Le confezioni presentano etichette diverse in varie lingue straniere ma mai in lingua italiana, tranne il caso citato di Caserta. La provenienza dei prodotti sequestrati, afferma il ministero, "è molteplice (Medio Oriente, Asia, Sud America, Africa) e comunque non dall'Unione Europea, tranne che in tre casi dove la confezione risulterebbe proveniente dal Belgio, anche se la dicitura è comunque in lingua straniera, contrariamente a quanto previsto dalla normativa comunitaria che obbliga i produttori ad apporre le indicazioni del prodotto nella lingua del Paese di destinazione". I Nas hanno inviato all'Istituto superiore di sanità 61 campioni delle confezioni sequestrate per l'effettuazione delle analisi di laboratorio volte a verificare l'eventuale presenza di agenti nocivi per la salute. Al momento, afferma il ministero della salute, "non è dato sapere se queste partite, al di là del fatto di essere comunque non in regola sul piano amministrativo con le norme commerciali, possano rappresentare anche un pericolo per la salute. Saranno le analisi chimiche e microbiologiche in corso a verificarlo, i cui risultati sono attesi i primi giorni della prossima settimana".

PRIMA CI FANNO RAPINARE SUI PREZZI E POI CI AMMAZZANO A TAVOLA
* Dall'articolo "Vendere cibi adulterati non sarà più reato" (Mario Pappagallo, Corriere della Sera, 16luglio 2007): Le cozze infettate dal virus dell'epatite o, peggio, dal vibrione del colera potrebbero «costare» solo unamulta a chi le alleva, pesca e offre in vendita ai consumatori. Da 10mila a 80mila euro al massimo, una volta provata la buona o cattiva fede dell'«inquinatore». Nessun reato penale, nessuna sanzione come il carcere, previsto dalla legge 283 del 1962 attualmente in vigore. La depenalizzazione è inserita nel nuovo Codice della sicurezza alimentare predisposto dal Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti del ministero della Salute. La bozza del Codice (un decreto legislativo) è stata sottoposta all'esame delle Regioni e dovrà essere discussa al tavolo Stato-Regioni. Verrebbero abrogate tutte le leggi in materia, accorpate e semplificate. Ma, sorpresa, al Capo VI, quello relativo alle sanzioni, sparisce l'azione penale. In soldoni niente più magistratura di mezzo, fatto salvo in caso digravi intossicazioni o in caso di morte del malcapitato consumatore di cibo inquinato, adulterato, con un'etichetta non veritiera, e così via. Addio ai sequestri preventivi che scattano per ordine dei pm, come avvenuto nel caso di mucca pazza o delle acque minerali al cloroformio, del pane o della mortadella agli escrementi, dei tiramisù al botulino, del tè cinese al piombo o del miele agli antibiotici. E i famosi blitz dei carabinieri del Nas scatterebbero solo su richiesta di Asl o enti amministrativi. Un alleggerimento per la magistratura? Senz'altro, ma anche un'arma in meno di prevenzione, perché la sanzione penale è un fortissimo deterrente. Un produttore di vino al metanolo non rischierebbe più il carcere ma una multa che, anche se alta (da mille a 100 mila euro in base al tipo d'illecito), potrebbe anche convenirgli rispetto al guadagno già fatto in modo fraudolento. E se ci scappa il morto? Allora subentra la magistratura (per reati come l'omicidio), ma una vittima non è certo prevenzione. Anzi è la prova di un fallimento nel campo della sicurezza alimentare. Senza contare che, senza informazione o sequestri, mentre si indaga di decessi potrebbero essercene altri. Di che cosa si occupa la legge 283 destinata all'abrogazione? Solo nella prima metà del 2007, sono state oltre 150 le sentenze della Cassazione relative a reati contemplati proprio dalla 283. Ecco un drammatico elenco-esempio che riguarda reati da 283 commessi o finiti in giudicato negli ultimi 12 mesi: prodotti ayurvedici con troppo piombo o mercurio, tè cinese al piombo, miele agli antibiotici, bevande analcoliche ( soft drink) al benzene, acque minerali con cloroformio o con tetracloroetilene, molluschi e crostacei dell'Est«infetti», pesce fresco ricco di un parassita (anisakis) causa di gravi enterocoliti, animali allevati con ormoni, maiali alimentati con il cromo per renderne le carni più rosse (in apparenza più magre), salmone con additivi per renderlo più arancione, frutta e verdura ai pesticidi. Senza contare frodi come la vendita di prodotti surgelati spacciati per freschi o di cibi contenenti sostanze non indicate in etichetta, se non scaduti e riciclati. Coinvolti nei reati produttori, importatori,venditori, ristoratori, mense e distributori. Soltanto sabato la procura di Torino ha aperto due inchieste: una su tonno fresco che presenta elevati tassi di istamina (potrebbe scatenarsi una crisi allergica anche in chi allergico non è), l'altra su 67 chili di pane fresco (sfornati da una panetteria di Torino) con escrementi di insetti e roditori. Un'ultima annotazione: il punto 3 dell'articolo 64 del Capo VI del Codice punisce con una multa da 10mila a 100mila euro (la sanzione più alta prevista dal Codice) «chi comunica o diffonde anche a mezzo stampa informazioni suscettibili di creare panico o allarmismo tra i consumatori». Attenzione: non notizie false, ma solo suscettibili di creare allarmismo. Suona come un «bavaglio» all'informazione che, come è noto, è base della prevenzione e della capacità del consumatore di sapersi autotutelare.

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NUOVO PARTITO D'AZIONE

Il Nuovo Partito d'Azione è una formazione politica italiana che intende rifondare l'azionismo politico e proseguire l'esperienza dello storico Partito d'Azione, facendo rivivere in Italia una sigla che si richiami a tale tradizione politica, storica e culturale. Nato nel 2005, ha come segretario nazionale il filosofo Giuseppe Antonio Quartana e dopo un anno dalla sua costituzione è presente in sette regioni (Lazio, Piemonte, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia). Nel suo simbolo compare proprio la dicitura "Rifondazione Azionista" e la conferma dei valori del liberalsocialismo. Nell'impostazione teorica del NPA il liberalsocialismo è però la condizione necessaria, ma non ancora sufficiente per definire l'azionismo. Il partito ha adottato come colore ufficiale l'arancione. Collocato nell'area della sinistra democratica di ispirazione radicale e riformista e stringe una collaborazione con il Partito Socialista Democratico Italiano, presentando propri candidati nelle sue liste in occasione delle elezioni politiche del 2006, all'interno della coalizione di centrosinistra, L'Unione. Dopo le elezioni politiche, il Nuovo Partito d’Azione convoca a Bernalda (MT) la sua prima conferenza politico-organizzativa nel corso della quale il nuovo partito fissa definitivamente i tratti caratteristici della sua identità: disinteresse verso l’ipotesi di confluire nel futuro Partito Democratico; federare la "Nuova Sinistra Democratica" intesa come nuovo polo intermedio fra lo stesso Partito Democratico e l’area rosso-verde; essere “coscienza critica” del centrosinistra. Questo ruolo "critico" comincia a manifestarsi platealmente in occasione della protesta contro l'indulto che ha visto una presenza in piazza di militanti del Nuovo Partito d'Azione. Il 28 ottobre 2006 il partito organizza davanti a Montecitorio la sua prima manifestazione di piazza con un sit-in di protesta contro la nuova finanziaria del Governo Prodii chiedendo che non vengano dimenticati ancora una volta i "veri poveri", i "non-garantiti", la "seconda società". Nella direzione nazionale del 5 novembre, a Fiuggi, il partito lancia il concetto di "rete neoazionista" aprendo anche alle associazioni ed ai club sparsi sul territorio. Nello stessa riunione dà la propria disponibilità per la costruzione di una "Sinistra Critica", che insieme ad altre piccole formazioni e movimenti possa costituire il nucleo fondatore di un terzo polo all'interno del centrosinistra dopo la nascita del PD e della Sinistra Europea. È stato stabilito dalla conferenza politico-organizzativa del NPA: Lo spazio politico del nuovo partito si situa al confine fra riformismo e radicalismo; il NPA si considera infatti “il più riformista dei partiti radicali ed il più radicale dei partiti riformisti”; La base sociale di riferimento del Nuovo Partito d’Azione è quella della 'seconda società';, una formula ricorrente nelle giornate del ’77 e da allora mai più ripresa da nessuno; la ‘seconda società’ è quella dei non garantiti, dei precari con poche speranze, degli emarginati, degli invisibili, delle fasce marginali e radicalizzate della piccola borghesia, del nuovo proletariato giovanile intellettuale, anche di origine borghese, quindi il mondo dei bisogni. Nello stesso tempo, l'NPA è anche al fianco di chi detiene meriti e non riesce a farli valere in una società italiana sempre più sclerotizzata e familista, sempre più caratterizzata da processi di retrocessione, di immobilismo e di esclusione sociale.
Il liberalsocialismo del NPA si basa su una nuova sintesi fra meriti e bisogni.