venerdì 20 luglio 2007

REGIONALE

Italcementi, la fabbrica dei disperati
TRENTO. L’Italcementi, da quando è stata chiusa due anni fa, è una città nella città. È un rifugio o un nascondiglio a seconda di chi ci entra. Ci sono gli spacciatori con la loro sala per il confezionamento e i posti dove aspettare i clienti assieme a qualche prostituta occasionale. Ma ci sono anche i disperati, quelli che in Italia stanno cercando di ricominciare una nuova vita con permesso di soggiorno e lavoro ma che non reggono i nostri ritmi. E così la sera si ritrovano in una palazzina diroccata dove hanno cercato di costruire qualcosa che assomigli ad una casa.Il cancello dell’entrata principale è chiuso ma la tettoia viene utilizzata come riparo. A dimostrarlo le decine di lattine e bottiglie di birra per terra. Chi ha fatto della fabbrica dismessa di Piedicastello la propria dimora per affari illegali o semplicemente per dormire al termine di una giornata di lavoro usa l’entrata secondaria quella della Motorizzazione. C’è un cumulo di ghiaia e una volta superato si è in questa sorta di terra di nessuno. Le forze dell’ordine la conoscono molto bene come i carabinieri che ieri abbiamo visto entrare e quindi abbiamo seguito. I controlli sono quasi quotidiani perché, è noto, qui si spaccia. Chi vende e acquista droga (eroina in particolare) ha scelto di «occupare» la struttura più grande con decine di vie d’a ccesso che si trasformano in vie di fuga in caso di bisogno. Al primo piano, verso la montagna, c’è una sorta di sala di confezionamento. L’ultima volta che i militari dell’Arma sono arrivati hanno trovato tre extracomunitari che preparavano le dosi. Più sopra ci sono le stanze dove si può trovare anche qualche prostituta. In basso, fra le piante di fico che hanno vinto la resistenza del cemento i pezzi di domopack per terra raccontano dei tanti drogati che qui si sono iniettati lo stupefacente. Nell’e dificio i carabinieri trovano tre persone. Sono due uomini (poi denunciati) e una ragazza italiana.
Vengono portati in caserma dovranno chiarire la loro posizione. Vicino ai macchinari che sono rimasti e si stanno arrugginendo ci sono cumuli di sporcizia. Bottiglie di birre, pacchetti di sigarette ma anche vasetti di yogurt. Verso via Verruca altri due edifici. Anche qui i segni dell’abbandono e di chi qui ha vissuto qualche giorno: materassi sventrati e sedie capovolte. Un paranco di quelli che si vedono nelle industrie e nei film dell’orrore penzola su tutto questo.Poi c’è l’altra faccia dell’Italcementi attuale ed è racchiusa nell’ edificio che dà sulla tangenziale ed è a ridosso dell’ingresso principale. Qui ci stanno i regolari che hanno un lavoro ma che non riescono a trovare il denaro necessario per mettere insieme, oltre al pranzo e alla cena, anche un affitto per una dimora decente. Qui è tutto diverso. Ci sono tre stanze con sei materassi rialzati dal pavimento con mezzi di fortuna (anche un hard disk). I letti sono rifatti con cura e a fianco di ognuno ci sono delle ciabatte sistemate con precisione geometrica. Sui tavoli una candela per rischiarare la stanza qualche dolce o delle fette biscottate ma anche una crema al cocco per rinforzare i capelli. Sul terrazzo lo scheletro di un lettino è stato trasformato in uno stenditoio. Nelle stanze chiuse i segni di piccoli incendi causati, forse, dal disperato bisogno di cucinare qualcosa.

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NUOVO PARTITO D'AZIONE

Il Nuovo Partito d'Azione è una formazione politica italiana che intende rifondare l'azionismo politico e proseguire l'esperienza dello storico Partito d'Azione, facendo rivivere in Italia una sigla che si richiami a tale tradizione politica, storica e culturale. Nato nel 2005, ha come segretario nazionale il filosofo Giuseppe Antonio Quartana e dopo un anno dalla sua costituzione è presente in sette regioni (Lazio, Piemonte, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia). Nel suo simbolo compare proprio la dicitura "Rifondazione Azionista" e la conferma dei valori del liberalsocialismo. Nell'impostazione teorica del NPA il liberalsocialismo è però la condizione necessaria, ma non ancora sufficiente per definire l'azionismo. Il partito ha adottato come colore ufficiale l'arancione. Collocato nell'area della sinistra democratica di ispirazione radicale e riformista e stringe una collaborazione con il Partito Socialista Democratico Italiano, presentando propri candidati nelle sue liste in occasione delle elezioni politiche del 2006, all'interno della coalizione di centrosinistra, L'Unione. Dopo le elezioni politiche, il Nuovo Partito d’Azione convoca a Bernalda (MT) la sua prima conferenza politico-organizzativa nel corso della quale il nuovo partito fissa definitivamente i tratti caratteristici della sua identità: disinteresse verso l’ipotesi di confluire nel futuro Partito Democratico; federare la "Nuova Sinistra Democratica" intesa come nuovo polo intermedio fra lo stesso Partito Democratico e l’area rosso-verde; essere “coscienza critica” del centrosinistra. Questo ruolo "critico" comincia a manifestarsi platealmente in occasione della protesta contro l'indulto che ha visto una presenza in piazza di militanti del Nuovo Partito d'Azione. Il 28 ottobre 2006 il partito organizza davanti a Montecitorio la sua prima manifestazione di piazza con un sit-in di protesta contro la nuova finanziaria del Governo Prodii chiedendo che non vengano dimenticati ancora una volta i "veri poveri", i "non-garantiti", la "seconda società". Nella direzione nazionale del 5 novembre, a Fiuggi, il partito lancia il concetto di "rete neoazionista" aprendo anche alle associazioni ed ai club sparsi sul territorio. Nello stessa riunione dà la propria disponibilità per la costruzione di una "Sinistra Critica", che insieme ad altre piccole formazioni e movimenti possa costituire il nucleo fondatore di un terzo polo all'interno del centrosinistra dopo la nascita del PD e della Sinistra Europea. È stato stabilito dalla conferenza politico-organizzativa del NPA: Lo spazio politico del nuovo partito si situa al confine fra riformismo e radicalismo; il NPA si considera infatti “il più riformista dei partiti radicali ed il più radicale dei partiti riformisti”; La base sociale di riferimento del Nuovo Partito d’Azione è quella della 'seconda società';, una formula ricorrente nelle giornate del ’77 e da allora mai più ripresa da nessuno; la ‘seconda società’ è quella dei non garantiti, dei precari con poche speranze, degli emarginati, degli invisibili, delle fasce marginali e radicalizzate della piccola borghesia, del nuovo proletariato giovanile intellettuale, anche di origine borghese, quindi il mondo dei bisogni. Nello stesso tempo, l'NPA è anche al fianco di chi detiene meriti e non riesce a farli valere in una società italiana sempre più sclerotizzata e familista, sempre più caratterizzata da processi di retrocessione, di immobilismo e di esclusione sociale.
Il liberalsocialismo del NPA si basa su una nuova sintesi fra meriti e bisogni.